ACoFE – Associazione di Counseling Fenomenologico Esistenziale
a cura di Beatrice Aricò 01/10/2025
ad Alessandra e Sergio
Riportiamo qui quasi integralmente, la postfazione di Sergio Mazzei al libro di Alessandra Petrone “Resist to Exist Cronaca di un lavoro sul campo” [1], un posto dove li troviamo insieme a condividere con noi la loro visione del mondo, della relazione “d’aiuto”, ma soprattutto dell’Uomo.
Non vorremmo soffermarci sul fatto che Alessandra e Sergio non siano più tra noi, perché sarebbe riduttivo. Quello che vorremmo trasmettere attraverso la condivisione di questo testo è il desiderio di far vivere e ascoltare ancora le loro voci e le loro anime attraverso la forza e l’intensità evocativa delle loro parole, attraverso la loro fiducia nell’importanza primaria della relazione.
Resist to exist è un impegno fortemente umano per l’affermazione della propria presenza ed esistenza...Scrive Alessandra: “I Palestinesi sono presenti a se stessi e al mondo (...) Vorrei sottolineare la forza della loro Presenza che paradossalmente fa da contrappunto alla loro Assenza che contraddistingue la loro storia. E’ una Presenza che persiste al di là delle loro privazioni, una presenza fatta di coraggio, di codice morale e di una grande cultura”.
Noi speriamo possa essere, oltre che una preziosa testimonianza e un punto di vista profetico in questo impensabile momento storico, un grande invito a una grande Presenza collettiva basata proprio su questi fondamenti del nostro senso di umanità.
[1] “Resist to Exist” Cronaca di un lavoro sul campo, edito da Franco Angeli è il racconto di un periodo (dal giugno al dicembre 2004 durante la II Intifada), che Alessandra Petrone ha trascorso nel Nord della Cisgiordania come formatrice di Psicoterapia della Gestalt di un gruppo di psicologi palestinesi per aiutarli a fronteggiare il trauma da guerra “senza fine”.
Dalla postfazione di Sergio Mazzei a “Exist to Resist”
Cronaca di un lavoro sul campo, un libro di Alessandra Petrone
“Espressioni come “allucinante”, “desolante”, “tragico”, “orribile”, “disumano” e via dicendo, oggigiorno non fanno più tanta impressione né sono in grado di modificare o destabilizzare più di tanto i vissuti e le coscienze della gran parte della gente. Ormai si è da tempo abituati dal nostro cosiddetto “quieto vivere” a non prestare tanta attenzione, al non voler vedere e a dissociarsi sia dal nostro dolore personale che in generale dalla sofferenza degli esseri umani.
Il cinismo contemporaneo dilagante ha reso la nostra cultura occidentale quasi totalmente immune e indifferente a tutto ciò che accade fuori di casa nostra e ormai è già da tempo norma e abitudine prevalente il farsi rapidamente scivolare di dosso i tanti fatti e realtà drammatiche che ogni giorno insanguinano il mondo. (...)
Per quanto non vorrei essere troppo catastrofico, sembra quasi che “l’umanità”, nel senso dell’essere “umano” sia morta e come con il “Dio è morto” di Nietzsche oggi si potrebbe dire che anche “l’uomo è morto”.
Quell’uomo dotato di sensibilità che si dispiace quando un proprio simile soffre, quell’uomo che partecipa e che sente l’impulso di intervenire per aiutare il proprio prossimo, che ha la capacità di identificarsi e di sperimentare compassione per il dolore altrui, quell’uomo che vuole lottare per solidarietà e per far giustizia, ebbene pare proprio che quell’uomo, almeno inteso come essere sociale, sia morto.
Naturalmente è ovvio che mi riferisco a un atteggiamento che è prevalente e generalizzato della nostra società, così frequentemente inconsapevole della miseria umana nella quale è immersa quotidianamente. (...)
Detto ciò, (…)possiamo anche ben constatare che accanto a questa triste e generalizzata condizione di base sempre più frequentemente si fanno avanti singoli individui meglio umano-dotati spinti dai propri sentimenti autenticamente altruistici a portare aiuto a chi è in difficoltà. Il più delle volte a spese proprie e senza avere alcun vantaggio o interesse personale, se non quello della soddisfazione e gioia di aver fatto del bene. Sono solo poche gocce nell’oceano ma pur sempre una testimonianza dell’esistenza di uomini e donne migliori.
Una di queste persone che ho avuto l’onore di incontrare è Alessandra Petrone, collega e amica, che tra le sue molteplici attività professionali di psicoterapeuta e docente di psicoterapia della Gestalt ha trovato anche il modo e il tempo, seguendo il suo spirito altruistico e amore per l’uomo, di confrontarsi e intervenire personalmente e direttamente con tante differenti e difficili realtà umane nel mondo (...) soprattutto con i bambini, i ragazzi e gli adulti Palestinesi drammaticamente perseguitati da una guerra senza fine a casa propria.
Lei descrive nel presente libro una sua storia personale in modo appassionato e coraggioso, coinvolta in prima persona nel dolore, nella disperazione e nell’umiliazione che questo popolo ha vissuto nei mille eventi traumatici degli ultimi vent’anni. Come appunto ci dice: “Questa è la mia storia: una storia d’amore e di amori che mi ha spinto a studiare, a conoscere sempre più i tanti aspetti di quel popolo e di quel paese, ad approfondire i contesti, storia che vuole essere raccontata”.
È evidente per ogni esperto psicoterapeuta che l’efficacia del proprio intervento non dipende soltanto dalla sua formazione accademica, dalla specializzazione o dal bagaglio tecnico e nozionistico di cui può essere più o meno fornito, quanto piuttosto dalla sua presenza, cioè dalla sua capacità di “esserci”, di stare e vivere la situazione nella quale sceglie di coinvolgersi soffrendo congiuntamente con i suoi interlocutori mentre nuota nella loro stessa acqua, spesso senza neanche sapere cosa fare o dove andare. (…)
Così Alessandra, lasciando il luogo sicuro del suo studio e immergendosi nella difficile realtà palestinese, nel bel mezzo della ferocia quotidiana in cui vivono queste persone è diventata “una di loro” e per tale ragione è riuscita a conquistare la loro fiducia. Scrive Alessandra: “La sintonia tra noi miracolosamente si è instaurata quasi subito. Certamente ha contribuito il mio sentirmi a casa in mezzo a loro, l’autentica condivisione del loro sentire. La prima preoccupazione per me è stata quella di mostrare che il “modello che esportavo” era proprio quello della “mancanza di modelli”, era lo stare insieme nelle situazioni ascoltando e percependo solo ciò che accadeva, senza formulare giudizi. Poi, sulla base di ciò che emergeva, una emozione, un bisogno, lasciarsi guidare dal proprio istinto ed esperienza verso una soluzione o un appagamento”.
Dal punto di vista Formativo lo scopo implicito del lavoro di Alessandra è quello di “aiutare le persone ad aiutare sé stesse” nel fornire nuovi strumenti e metodi di lavoro a coloro che ne hanno fatto richiesta per rendersi più e meglio utili nelle proprie circostanze. L’applicazione delle tecniche dell’arte-terapia, come del counselling gestaltico oltre a quelle a orientamento psicocorporeo, sono estremamente adeguate per intervenire in un contesto di grave disagio ove si sono manifestati eventi altamente traumatici quali la morte di uno o più congiunti, violenze dirette o indirette e comunque subite, abusi e umiliazioni. Quest’approccio offre la potenzialità di favorire per mezzo dell’espressione creativa lo sviluppo di una qualche armonizzazione ed integrazione dei vissuti profondi e aiuta a prendere una maggiore distanza emozionale e dunque un po’ di respiro dalle ripetute situazioni-limite a cui si è stati esposti.
Al di là di ciò, sappiamo che a prescindere dai metodi utilizzati il principale fattore che davvero cura è l’alleanza terapeutica: il rapporto di fiducia-potere che si riesce a stabilire nella relazione. In questo Alessandra si rivela profondamente umana e Maestra nell’aprirsi spontaneamente all’esperienza con i suoi personali sentimenti e tutta sé stessa. Si sa che è quest’atteggiamento “contagioso”, portatore di Amore, di Speranza, di Forza e di Luce che può far la differenza. L’uomo (non quello morto ma quello ancora vivo) cura l’altro uomo!
Dalla lettura di questo libro di Alessandra entro di me sperimento due esperienze ben distinte, una è quella di un sapore molto amaro per suoi dolorosi racconti e le testimonianze dirette sul dramma di questo popolo, ma dall’altra parte anche un piacevole senso di vittoria e di fierezza, nell’osservare il grande coraggio che questa gente ha sempre espresso, ripetutamente e continuamente, con stabile dedizione e solidarietà reciproca, e di come sia sempre riuscita a farci qualcosa della propria terribile esperienza rimanendo “umani”, molto più umani di tanti altri che si sono trovati in circostanze anche molto meno difficili. (…)
Sergio Mazzei,
Matutu, aprile 2017
[1] “Resist to Exist” Cronaca di un lavoro sul campo, edito da Franco Angeli è il racconto di un periodo (dal giugno al dicembre 2004 durante la II Intifada), che Alessandra Petrone ha trascorso nel Nord della Cisgiordania come formatrice di Psicoterapia della Gestalt di un gruppo di psicologi palestinesi per aiutarli a fronteggiare il trauma da guerra “senza fine”.
Informiamo i soci e tutti coloro che desiderino entrare a far parte di ACoFE che è stata fissata una nuova sessione d’esame di ammissione ACoFE, il passo fondamentale per entrare ufficialmente a far parte della nostra Associazione.
Data: Sabato 6 dicembre
Ora: 10:00
Luogo: Bologna, presso Azione Cattolica – Via del Monte, 5
Invitiamo tutti gli interessati a consultare le modalità di iscrizione e la procedura d’esame al seguente link: